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Crediti problematici: il 2014 sarà l’anno della svolta?

1024 536 Gerardo Paterna

150 miliardi di euro. Questa è la stima dei crediti immobiliari problematici che affliggono il sistema bancario italiano, secondo quanto riporta Firstonline su dati Prometeia.

L’elemento positivo è che il sistema ha deciso che “il problema” esiste e che va affrontato. Si tratta di un grande passo avanti giacchè, durante i numerosi incontri presso decine di direzioni generali di banche medie e medio-piccole, nell’ambito delle attività del network OPICONS, pareva che il problema riguardasse gli “altri istituti” e che ogni soluzione potesse essere rimandata nel tempo.

Le burrasche degli ultimi due anni, che hanno coinvolto anche banche note a livello nazionale, riporta sul tavolo l’esigenza di fare scelte strutturali per dividere i non performing loans, ovvero i crediti cattivi che appesantiscono i bilanci, rispetto ai crediti “buoni”, ovvero quelli che generano performance mettendo il segno più negli asfittici conti delle banche.

Il bivio di cui scrive Elena Bonanni su Firstonline riguarda la tipologia della Bad Bank, ovvero quel contenitore di sostanze tossiche da stoccare e smaltire. Avremo un’unica destinazione per l’intero sistema, oppure ogni banca procederà in ordine sparso alla costituzione dei propri contenitori? 

I pareri sono discordanti, c’è chi vorrebbe una soluzione di sistema, quindi un unico intervento che non lasci indietro nessuno, c’è invece chi si sta attrezzando per conto proprio, come Mediobanca, Intesa e Unicredit. Intanto rispunta l’opzione “Cassa Depositi e Prestiti” che potrebbe acquistare titoli emessi nell’ambito delle cartolarizzazioni quindi, per inciso, il risparmio postale degli italiani potrebbe servire anche a coprire emissioni di titoli con un sottostante tutto da verificare. 

Sull’utilizzo di Cassa Depositi e Prestiti come bancomat mi sono già espresso nel post “Crediti immobiliari in sofferenza: chi paga il conto?” 

La vera sfida, però, non sta tanto nel decidere quale infrastruttura utilizzare, quanto “sul come” verrà gestita la montagna schiacciante di crediti, molti dei quali hanno un  sottostate immobiliare. Tanto per dare un nome e un cognome alle cose, nella bad bank troveremo molto spesso il mutuo immobiliare della signora Maria non onorato, erogato a valori di bolla, la cui garanzia è l’immobile finanziato che ha perso nel frattempo almeno il 30% del suo valore, per giunta occupato dal debitore; inconteremo anche crediti  alle aziende, dalla falegnameria all’impresa di costruzioni. 

Come verranno gestire le cose?
Attraverso massive Aste immobiliari come ha fatto la bad bank spagnola e con esiti dubbi?
Attraverso la cessione dei crediti a investitori terzi? 
Chi avrà il coraggio di comprare e a quali valori? 

Il pericolo che la gestione postuma della bad bank si riveli un pasticcio coperto con “etichette finanziarie” comprensibili solo a pochi colletti bianchi, è più che tangibile. E se la politica sarà alla regia di questa soluzione, il disastro è garantito. 

Non possiamo evitare di bere questo amaro calice fino in fondo. Le soluzioni gestionali ci sono, ma servono professionalità, responsabilità, costanza, tempi adeguati e, soprattutto, coraggio. 

Non illudiamoci di poter prendere qualche facile scorciatoia.Alla fine, comunque, il cerino acceso dovrà bruciare le dita di qualcuno.

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Autore

Gerardo Paterna

Da 25 anni nell'immobiliare come consulente, oggi sono un divulgatore a tempo pieno. Lavoro con imprenditori, aziende e startup consapevoli per creare e comunicare progetti e servizi per l'immobiliare. Produttore del format video #losgabello e dell'evento annuale Sinergie. Autore del libro Comprare e vendere casa - Luoghi comuni protagonisti e verità di un mercato in continua evoluzione". Colleghiamoci su Linkedin!

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