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Fisco, banche e immobili… il triangolo sì!

1024 536 Gerardo Paterna

Mentre Obama porta avanti la riforma dell’immobiliare, riconoscendo quest’ultimo come pilastro dell’economia americana, da noi come vanno le cose?

Stiamo discutendo su IMU e sugli Attestati di Prestazione Energetica, mentre la commissione Finanze del Senato scopre che la”pressione fiscale che grava sugli immobili è troppo pesante e che serve una revisione profonda“.

Perfetto, adesso che lo sappiamo con ragionevole certezza, serve fare qualcosa.

Macinando un po’ di chilometri, incontro cantieri “residenziali” abbandonati oppure ultimati, ma senza acquirenti. Le aziende costruttrici sono fortemente esposte, le sofferenze bancarie in aumento e senza apparente soluzione.

Wait and see” (aspetta e vedi), è il leit motiv di molte banche.

Preso atto che:
1) l’IMU sulla prima casa non è stata così impattante come si credeva e che tuttavia il “terrore” generato da una cattiva comunicazione l’ha qualificata come co-protagonista della “frenata” immobiliare;
2) la riforma del catasto, così come ha confermato il ministro Saccomanni, garantirà “…invarianza del gettito complessivo che deriva dalla tassazione immobiliare” (quindi all’aumentare delle rendite ci attendiamo la riduzione delle aliquote);

serve intervenire per:

1) allargare i cordoni della borsa favorendo l’accesso alla prima casa attraverso mutui a rata sostenibile con l’ausilio di un fondo di garanzia statale;
2) traghettare le imprese di costruzione in difficoltà verso il collocamento dell’invenduto a condizione che si dotino di supporti marketing e professionali adeguati e, laddove occorra, di coraggio per revisionare i prezzi;
3) favorire il consumatore calmierando in caso di acquisto di prima casa le parcelle professionali (agenzia immobiliare e notaio), riducendo l’IVA sulle fatture di servizio (il 21% per un soggetto privato è davvero insostenibile), aumentare la percentuale di detrazione sulle provvigioni (oggi è il 19% con un massimale di 1.000 euro sulla prima casa) e similmente consentire la detrazione di quota parte della parcella del notaio.

Con un percorso regolato, di facile comprensione, accessibile e ben comunicato, si darebbe un primo segnale concreto ad un settore che aiuta l’economia in ogni dove, e si contribuirebbe a ristabilire quella fiducia che sta alla base del sistema economico.

Inoltre, il rischio connesso con i finanziamenti alle imprese (di costruzione), verrebbe frazionato su una moltitudine di utenti e le aziende avrebbero modo di rivedere il modello di business in modo da dare continuità alla propria esistenza.

Arriviamo da un mondo diverso, dove si operava abitualmente in leva al 100% e dove la speculazione immobiliare viaggiava veloce. Ora che la fase è cambiata, l’immobilismo produce solo il segno meno davanti al PIL e la politica delle tasse non realizza benefici sul medio/lungo periodo, né agevola la libera impresa e l’occupazione.

Certo, una “revisione profonda” sarebbe gradita, ma anziché una piramide incompiuta, preferisco un trilocale con aria condizionata, dato il periodo. E voi?

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Autore

Gerardo Paterna

Da 25 anni nell'immobiliare come consulente, oggi sono un divulgatore a tempo pieno. Lavoro con imprenditori, aziende e startup consapevoli per creare e comunicare progetti e servizi per l'immobiliare. Produttore del format video #losgabello e dell'evento annuale Sinergie. Autore del libro Comprare e vendere casa - Luoghi comuni protagonisti e verità di un mercato in continua evoluzione". Colleghiamoci su Linkedin!

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