Basta incontrarsi, anche per brevi momenti e confrontarsi su concetti quotidiani per capire che gli agenti immobiliari “ancora vivi” si stanno interrogando sul loro futuro.
Come e se aggregarsi, quali strumenti utilizzare, come togliere la “polvere” alla figura del mediatore, come organizzarsi, in definitiva, per vincere seguendo le regole del mercato contemporaneo.
Ricordo con grande piacere il carosello di strumenti e idee che ha caratterizzato la tappa del DigitalRE Forum tenuta a Torino lo scorso 28 maggio. Una bella sala gremita di agenti immobiliari intervenuti per ascoltare le ultime news su tecnologia applicata al Real Estate, ma anche contenuti e riflessioni su social network, modelli di aggregazione e necessità di creare uno standard di servizio che raccolga consenso. Proprio su questo ultimo aspetto, sullo standard condiviso, ho espresso alla platea alcune convinzioni.
Le potenzialità del mercato attuale superano la semplicistica visione del numero di compravendite.Aste immobiliari, crediti immobiliari in sofferenza, quota di compravendite non intermediate sono alcuni dei ricchi segmenti che possono essere affrontati solo sviluppando professionalità specifiche intorno ad un rinnovato modello di lavoro che deve essere adottato dal maggior numero di professionisti immobiliari.
Non stiamo parlando di quale MLS utilizzare o se la via della collaborazione sia la panacea a tutti i mali del mercato, quanto del fatto che è indispensabile DECIDERE di cambiare e dimostrare con i fatti che il cammino verso l’eccellenza di servizio è iniziato.
Cambiare, però, deve favorire l’evoluzione della professione, non privarla della sua naturale struttura, spingendosi verso modelli di servizio poco attinenti alla nostra realtà.Le complessità del mercato hanno spinto molti a pensare che esistano vie alternative per fare la differenza nel settore immobiliare.
Vi sono numerose scuole di pensiero, alcune delle quali propendono verso una cieca condivisione delle opportunità, altre che sostengono l’adozione del modello anglosassone del “consulente di parte”, altri che vi aggiungono l’opzione del “mandato di ricerca” trasformandosi in “Property Finder” o “Property Hunter”.
Non so se tutto questo rappresenti l’evoluzione della pratica professionale, la moda del momento o semplicemente la voglia di non fare più l’agente immobiliare. A tutti questi convinti “pionieri” faccio i migliori auguri di ogni fortuna.
Quello che penso è che SUCCESSO fa rima con FEDELTÀ AL METODO.
La professione di agente immobiliare è “normativamente” complessa ma “metodicamente” semplice. Sviluppare relazioni e contatti resta alla base della professione. Sul come perseguire questa finalità possiamo aprire lunghi dibattiti, la vecchia scuola degli irriducibili propende ancora per i campanelli, il censimento, la zona. La tecnologia può aiutare moltissimo nel comunicare al nostro mercato di riferimento, ma bisogna saperla usare al meglio.
Tuttavia il nocciolo della questione è che se saremo persone conosciute nel nostro ambito professionale e “riconosciuti” come professionisti affidabili, la nostra reputazione sia off-line che on-line ne beneficerà moltissimo, avremo molti contatti, svilupperemo molte relazioni, incontreremo nuove opportunità e faremo più business.
Può sembrare semplicistico ma alla prova dei fatti, gli agenti e le agenzie che non perdono questo focus non perdono neanche fatturato. E’ chiaro che tutto aiuta, il web, la formazione, gli strumenti di ultima generazione, la curiosità verso quello che accade in altri mercati.
Quello che però manca a livello macro, è la creazione di uno standard di servizio riconoscibile e certificato, che crei l’aggregazione dell’eccellenza, una filiera che adotti poche regole applicabili e verificabili, un modello che includa qualificazione e formazione collettiva, alfabetizzazione informatica, condivisione genuina, un rating pubblico dell’agente (o consulente) immobiliare.
Probabilmente serve anche un moto di orgoglio della categoria che faccia i conti col suo comodo passato e scardini con coraggio opportunismo e individualità a favore di una comune visione, senz’altro mediata, ma che crei quella distinzione che il più terribile dei mercati non mancherà di premiare.
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