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UniCredit abbandona Facebook. E tu saresti pronto a rinunciare a 548.743 fan?

1024 512 Gerardo Paterna

Un sacrificio coraggioso

Oggi voglio condividere con te qualche riflessione in merito a UniCredit che abbandona Facebook, Messenger e Instagram. Ti chiedo di arrivare sino in fondo a questo articolo perchè l’Unicredit-pensiero racconta alcune cose anche a chi lavora nei servizi immobiliari e nella consulenza del credito.

La scelta di UniCredit è legittima e non sarò io a dire se ha fatto bene o male a deliberare la chiusura degli account social di Mark Zuckerberg. Di sicuro ci va coraggio ad abbandonare 548.743 fan raccolti in un unico luogo in 7 anni di lavoro fatti di contenuti ed investimenti economici. E se non si tratta di coraggio, si tratta di paura. In ogni caso la scelta è forte e sta facendo discutere blogger e giornalisti in modo trasversale.

Il post della banca recita: “Valorizzare i canali digitali proprietari per garantire un dialogo riservato e di alta qualità. In linea con questo impegno, UniCredit annuncia che a partire dal 1° giugno non sarà più su Facebook, Messenger e Instagram“.

Valorizzare i canali digitali proprietari: a cosa si riferiscono, al blog aziendale? (ops… non ce l’hanno!), oppure alla chat sul sito operativa dal lunedi al venerdì? 

Unicredit abbandona Facebook

Le ragioni secondo alcuni

Se il popolo dei commentatori punta il dito verso l’ingestibilità delle lamentele online dei clienti come causa dell’abbandono, c’è chi arriva ad altre conclusioni.

Il Fatto Quotidiano punta tutto sullo scandalo Cambridge Analytica riproponendo il commento di qualche mese fa dell’Amministratore Delegato di UniCredit Jean Pierre Mustier: “Prendiamo le questioni di business ed etica molto seriamente e abbiamo interrotto ogni interazione con Facebook perché non riteniamo che si stia comportando in modo appropriato ed etico”.

Anche il blogger Franz Russo è sulla stessa linea dopo la dichiarazione ricevuta dalla banca: “UniCredit aveva sospeso tutte le attività pubblicitarie su Facebook a partire da Marzo 2018, a causa delle preoccupazioni emerse sulla gestione di alcuni episodi da parte dell’azienda americana riportati dai media. Tali questioni sono rimaste irrisolte…“.

Quindi se la questione irrisolta riguarda la sicurezza e la gestione dei dati degli utenti ed il problema è posto da un’istituzione finanziaria con 26 milioni di clienti al mondo, questo problema riguarda tutte le aziende che sono presenti sul social blu e non solo UniCredit. Inoltre, la conferma sul mantenimento dei profili social Twitter e Linkedin ci suggerisce che la banca ritiene questi ambienti più appropriati ed etici (nonostante i numerosi data breach e l’utilizzo scorretto da parte di Linkedin di 18 milioni di email degli utenti per fare pubblicità su Facebook) 😉

Credo che i temi legati alla sicurezza e alla gestione dei dati degli utenti, siano destinati a restare sul tavolo ancora per molto tempo. Credo inoltre che questi argomenti, affiancati a concetti come appropriatezza ed etica, abbiano fornito a UniCredit un ottimo alibi per tagliare i ponti con Facebook. 

Ti dico cosa penso

Se su una faccia della medaglia c’è il coraggio, sull’altra c’è la paura.

Facebook non fa mistero di voler essere protagonista del fintech, diventando a sua volta banca ed entrando così nel mercato dei prestiti, ponendosi come strumento di pagamento digitale. D’altra parte apriamo l’App di Facebook più volte di quanto apriamo quella del nostro home banking ed il numero di utenti convertibile in clienti è impressionante (oltre 2 miliardi a livello globale e più di 30 milioni in Italia). EconomyUp traccia un quadro molto interessante sulla questione e Wired racconta della criptovaluta di Facebook e del suo Project Libra.

Se UniCredit ha staccato la spina da Facebook per queste ragioni, a mio modo di vedere più plausibili rispetto a questioni etiche (parliamo di banche, eh!), è perchè ha valutato di non voler fornire un contributo involontario ad un potenziale concorrente. La sua politica conservativa è talmente forte da ignorare l’impossibilità di sottrarsi da sistemi interconnessi, fino ad arrivare a chiudere la stalla e darle fuoco con i buoi dentro (metaforicamente parlando). 

Se questa teoria fosse credibile è un po’ come se tutti gli agenti immobiliari italiani con un conto corrente in Unicredit lo avessero chiuso per manifestare il proprio dissenso verso la concorrente della mediazione UniCredit SubitoCasa e lo stesso avessero fatto con Intesa Sanpaolo Casa. È come se le società di consulenza del credito che tanto attingono dagli agenti immobiliari, per appropriatezza ed etica avessero deciso di rinunciare alle convenzioni con UniCredit (distribuzione di mutui e prestiti), rinunciando quindi a tante opportunità.

Ridicolo vero? O forse no.

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Autore

Gerardo Paterna

Da 25 anni nell'immobiliare come consulente, oggi sono un divulgatore a tempo pieno. Lavoro con imprenditori, aziende e startup consapevoli per creare e comunicare progetti e servizi per l'immobiliare. Produttore del format video #losgabello e dell'evento annuale Sinergie. Autore del libro Comprare e vendere casa - Luoghi comuni protagonisti e verità di un mercato in continua evoluzione". Colleghiamoci su Linkedin!

Tutti gli articoli di: Gerardo Paterna

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